
(Antonio Noto - CEO IPR Marketing)
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In pieno scandalo Regionopoli, gli italiani sembrano avere le idee chiare su quello che dovrebbe essere il ruolo delle Regioni: pur non conoscendone - fatta eccezione per la sanità –reale potestà e competenze.
Enti da rivedere e correggere, dunque, e non da eliminare così come si sta procedendo con le Province. È questa la ragione per cui paradossalmente, negli stessi giorni in cui imperversa lo scandalo delle spese folli, in un sondaggio IPR Marketing è del 60% la quota di cittadini convinta che le Regioni abbiano non solo motivo di esistere, ma debbano perfino allargare il proprio perimetro di competenze. Un ampliamento autentico, sostanziale, tale da farne un vero e proprio organo periferico del Parlamento nazionale.
Se tale opinione è prevalente su tutto il territorio nazionale è ancora più marcata nel Sud, in cui arriva al 67%. Al contempo però sembrano essere oggetto di mistero le competenze degli enti: il 77%. degli italiani, oltre la Sanità, non sa indicarne un`altra. Percentuali simili anche tra i residenti nel Sud.
Nonostante gli sprechi scoperti, la regione rimane, nella sensibilità diffusa, uno spazio più facile da presidiare rispetto ai luoghi del potere centrale. D`altronde, questa indicazione si evince anche dalle graduatorie di apprezzamento che storicamente i cittadini esprimono nei confronti dell`amministrazione locale: l`Ente percepito ``più vicino" è il Comune, al secondo posto la Regione, segue la Provincia.
Per quanto l`istituzione regionale goda di una legittimazione piena, il campione di intervistati, come accennato, avanza un`elevata domanda di cambiamento.
I correttivi si sostanziano, com`è prevedibile, innanzitutto nella dimensione del conteniménto dei costi. La prima richiesta è quella che i consiglieri regionali abbassino il proprio stipendio: una scelta che, accompagnandosi alla richiesta di un ampliamento delle competenze dell`ente, evidentemente non significa una "diminutio " di importanza.
Sull`entità dettaglio, gli italiani si pronunciano senza ambiguità: per la stragrande maggioranza (67%) 3.000 euro al mese, non di più. In secondo luogo, la richiesta è quella di una minore opacità e difformità della normativa che regola il funzionamento dell`istituzione: le regioni dovrebbero cioè funzionare ovunque allo stessa modo, con le stesse regole e le stesse competenze.
Insomma la Regione non è percepita dagli italiani come un piccolo Stato nello Stato, indipendente dal potere centrale, ma piuttosto una sua "diramazione" a livello lodale. Contenendo il monte delle retribuzioni, altre forme di riduzione dei costi passerebbero in secondo piano. Di fatto, ai cittadini del numero di assessori, consiglieri e capigruppo interessa poco. Solo il 35% lo considera un fattore prioritario su cui intervenire.
Il giudizio sulle Regioni, sul ruolo attuale e quello futuro, sembra essere identico sia da parte dei cittadini del Sud che del Nord. Almeno sulla necessità della macchina amministrativa non si colgono particolari differenze, altra logica è invece la qualità dei servizi offerti, ma questo é "un altro sondaggio".